Mutabilità
Mostra collettiva di fotografia
A cura di Carina Leal
Dal 2 maggio al 2 giugno 2024
Inaugurazione giovedì 2 maggio dalle 18 alle 22
La Galleria Febo e Dafne è lieta di presentare Mutabilità, in partecipazione al festival di fotografia Exposed (dal 2 maggio al 2 giugno), presentiamo una mostra collettiva, che intende proseguire l’esplorazione espandendo il progetto esposto alla fiera The Phair (dal 3 al 5 maggio). Le fotografie in mostra fanno parte della ricerca degli artisti con i quali abbiamo lavorato negli ultimi anni, oltre ad una nuova proposta. Le immagini sia pure realizzate in diversi ambiti hanno in comune la presenza dell’essere umano, sia fisicamente rappresentato che richiamato attraverso sentimenti ed emozioni diverse. Sensazioni che permettono ad ognuno di esplorare la propria capacità di cambiare ed evolversi come essere umano.
Riccardo Bandiera porta la serie Atlas over Arteries, progetto fotografico che interpreta e rappresenta il corpo come un paesaggio mutevole, che cambia quando in contatto con elementi diversi. La pelle è come un foglio bianco, dove l’artista inserisce elementi naturali, come insetti, foglie, spine e rami, che si congiungono nell’epidermide, cambiando in concetto le classiche foto di nudo.
Karina Chechik, con l'opera Galleria di Diana della Reggia della Venaria Reale che appartiene alla serie delle Architetture di Luce con opere uniche che nascono dalla fusione di fotografia e pittura. Partendo da fotografie che catturano la materialità di un edificio o di un luogo, Chechik inizia il suo personale viaggio artistico per svelarne il significato attraverso il gioco di luci e ombre, per trascendere la mera descrizione architettonica che spesso, nella nostra società secolare, è una distrazione dallo spirituale.
Diego Dominici con la serie di fotografie Ater vuole rappresentare momenti, sentimenti e visioni. Queste fotografie vengono realizzate attraverso l’utilizzo del colore nero e delle sue sfumature, sfruttando il trattamento lucido o quello opaco per creare volumi e profondità. Ater, che letteralmente rappresenta il nero opaco e il nero della sua accezione più negativa, vuole essere una critica al mondo contemporaneo: corrotto, indifferente alla tutela dell’ambiente e privo di valori etici e morali.
Carlo Gloria porta i Portici di Torino, conosciuti da tutti, che ci riparano in giorni di pioggia e ci danno un po’ di ombra in giorni di sole. Sono una caratteristica di Torino con il loro sviluppo di ben 18 km di eleganza e utilità. Con questa serie, Gloria porta i portici dentro le pareti di casa, con composizioni e sovrapposizioni di portici, con persone che camminano e che cambiano la vivacità della città ad ogni momento.
Luisa Raffaelli ha indagato in diversi lavori il tema della città, tema a cui è molto sensibile anche per la sua formazione di architetto. Fra questi, La Città Nido. Questo lavoro è una sorta di installazione fotografica che sviluppa una narrazione immaginifica: la fuga delle case dalle periferie urbane in cerca di nuove modalità e di senso dell’abitare. Le case si strappano dal suolo e volano in alto per ricongiungersi nel cielo in conglomerati abitativi ospitali, relazionali, comunitari e liberi.
Mery Rigo con questa installazione mette insieme fotografia e pittura, reale e non. L’opera è stata realizzata nello spazio della Cavallerizza Reale, uno spazio che durante anni è stato utilizzato da diversi artisti, come studio e come posto espositivo, e attualmente sono in corso dei lavori di ristrutturazione. Con quest’opera Mery Rigo si domanda cosa succederà, Cosa resta? Intende dello spazio della Cavallerizza nel futuro.
Marta Scavone con questi autoritratti della serie Moda Pandemica realizzati con un approccio multidisciplinare, con l’utilizzo della fotografia, performance e moda. L’artista ha utilizzato materiali riciclati per cucire i suoi vestiti, che poi ha indossato e fotografato. È una serie che ci fa capire come gli oggetti che utilizziamo in situazioni critiche o di emergenza possono relazionarsi con aspetti storici, politici e sociali, cambiando la visione delle persone per un mondo più sostenibile.
Stefano Stranges nella serie Medulla and Pupil. The answer vuole raccontare, attraverso le fotografie, come il cervello e gli occhi interagiscono per percepire il mondo. Quale è la teoria della forma visuale, chi vede realmente, sono le nostre pupille o il cervello che interpreta l’immagine? Medulla cerca le risposte, le pupille cercano il giudizio, che condiziona e che taglia radici. “La grande iride Medulla la copre dando le spalle a noi, che siamo l’altro lato di Pupilla. Un nuovo battesimo senza terra, senza acqua, senza Medulla.”
Carina Leal