Vulnerabiles
Mostra di Fabio Cipolla e Annamaria Nicolussi Principe
A cura di Carina Leal
Dal 14 marzo al 27 aprile 2024
Inaugurazione giovedì 14 marzo
Vulnerabilēs
Vulnerabilēs è un invito alla riflessione sull’individualità. Ogni giorno socializziamo con altre persone, stabiliamo connessioni e legami, alcuni più profondi, altri meno. Condividiamo lo stesso spazio, abitandolo in forme differenti. Comunichiamo diversamente, alcune persone hanno l’abilità di parlare, di esprimersi e dire tutto quello che pensano. Altri, più chiusi, non sanno come dire ciò che hanno in testa, magari per vergogna o paura di non essere capiti, di ferire gli altri o loro stessi.
Siamo affetti da tante cose allo stesso tempo ed è difficile concentrarsi, capire l’importante, quello che ci rappresenta, la nostra natura. Siamo esseri vulnerabili che tutti i giorni si svegliano per giocare nello stesso gioco, alcuni vinceranno ma tanti altri no. Dobbiamo provarci, dare il nostro meglio ogni giorno in modo che saremo capaci di superare le nostre paure, per crescere ed evolvere come essere umani.
Esiste una vulnerabilità associata all’atto di lasciarsi osservare nel proprio intimo davanti agli altri. Dobbiamo guardare e interpretare per poter tracciare diversi fili che ci connettano. Lasciare le nostre vulnerabilità, dare una parte di noi agli altri per riuscire a stabilire legami più forti.
Guardare un’opera d’arte è guardare l'anima dell’artista. L’opera è la forma di comunicazione più genuina degli artisti, è una parte di loro donata agli osservatori.. Ognuno la interpreterà attraverso il filtro delle proprie vicissitudini ed esperienze. Con le opere che vi presentiamo, vi invitiamo a osservare, a capire, a chiedere e a parlare. A rendervi vulnerabili dall'effetto delle opere, senza giudizi.
Le opere di Annamaria Nicolussi Principe sono incentrate sulla comunicazione stabilita dal dialogo come luogo dove nasce o finisce un rapporto. Prendendo ispirazione dal mito e dalla letteratura, parla di rapporti impossibili o negati. In cui emerge la necessità di prestare attenzione al modo con cui ci rappresentiamo agli altri, come ci guardano e come noi guardiamo loro e la realtà. Questo aspetto può essere vissuto come una difficoltà nell’instaurare un legame, impedendo la creazione di uno spazio comune tra le persone, rendendo possibile il contatto.
I lavori di Fabio Cipolla sono il riflesso del suo spazio, con il quale può intervenire e dialogare, creando diverse connessione. Ognuno ha il suo posto nel mondo e lo percepisce in forme diverse, stabilendo un contatto con gli elementi che lo circondano, instaurando e tessendo relazioni con altri corpi. Il corpo vive l’indeterminatezza del passaggio delle persone, creando punti di connessione che raccontano la capacità e la bellezza del fare collettivo e l'importanza e la connessione che avviene tra le persone coinvolte nello spazio.
Bio
Annamaria Nicolussi Principe (Trento, 1997) vive, lavora e studia tra Trento e Torino. Nel 2019 si è diplomata in Pittura all’Accademia di Belle arti di Urbino. Dal 2021 è iscritta alla Scuola di Decorazione dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. La sua produzione comprende disegni, dipinti, fotografie ed installazioni scultoree. Con il disegno esplora le dinamiche relazionali all’interno del nido come casa, popolandolo con creature immaginarie in lotta tra loro. Attraverso il mezzo fotografico analizza il corpo e la percezione di sé espressi attraverso la metafora del fiore. Di recente, con gli ultimi lavori in cera, ha approfondito i temi del corporeo e della carne. Ciò che accomuna tutti i suoi lavori è l’attenzione alla traccia e al residuo come metafora di una presenza assenza.
Fabio Cipolla (Gorizia, 1998) vive e lavora tra Torino, Carrara e Friuli. Si diploma nel 2021 alla triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, indirizzo Scultura; successivamente conclude nel 2024 il corso magistrale presso l’Accademia Albertina di Torino, indirizzo Scultura ed arti performative. Nel corso degli anni ha sviluppato un forte interesse nei confronti della scultura, indirizzata a un'attenta riflessione sullo spazio, un’osservazione meditata che induce il soggetto a essere consapevole della propria dimensione e condizione materiale. Da qui la commistione di questi elementi in un'unica forma, il progetto “My place”: linguaggio caratterizzato da un forte senso di appartenenza e radicamento, capace di riunire e accogliere, diffondere e tramandare.
Carina Leal