Oasis Sagrados
Karina Chechik
A cura di Francesca Canfora
Dal 19 settembre al 26 ottobre 2024
Inaugurazione giovedì 19 settembre dalle 16 alle 23
Oasis Sagrados, solo-show di Karina Chechik in programma a settembre alla galleria Febo e Dafne, rappresenta l’atteso ritorno dell’artista argentina a Torino dopo numerose esposizioni realizzate in Italia e all’estero. Il nuovo progetto risulta la naturale prosecuzione e sviluppo della sua peculiare ricerca perennemente in progress, in cui temi come luce e spiritualità si rivelano le costanti irrinunciabili sottese al suo lavoro. Sono luoghi sospesi e indefiniti, in cui regna un’ascetica quiete, a dischiudersi in ogni opera, oasi di contemplazione in grado di avvicinare e creare un contatto simbiotico tra dimensione interiore e ultraterrena.
Giocando con spazio e luce ogni tela attraversa muri e pareti in profondità, aprendo finestre verso paesaggi interiori. L’essere umano compare in modo sporadico, risultando quasi sempre assente, per essere invece protagonista come spettatore, presenza infinitamente piccola al cospetto dell’immensità dell’universo. Non importa se le Oasis Sagrados siano ambienti chiusi o aperti, costruiti o naturali, edifici o foreste: in entrambi i casi è sempre presente una tensione verso l’infinito e un’atmosfera intrisa di sacralità universale.
Boschi, fitte trame di alberi e vegetazione accanto alle ieratiche architetture di luoghi dedicati all’arte sono le due anime complementari che concorrono a comporre il progetto espositivo, espressioni diverse, ma strettamente collegate, di nuove forme di spiritualità contemporanea. Herman Hesse definiva gli alberi come santuari - “chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità” - e Karina Chechik interpreta e dipinge foreste di piante come vere e proprie cattedrali terrene, centri di energia in cui è possibile percepire frequenze e vibrazioni di ordine superiore. Le linee di fuga, tracciate dai fusti verticalmente proiettati verso l’alto, convergono in un punto ideale perso nella profondità del cosmo mentre attraverso il fitto fogliame filtrano sprazzi e bagliori di luce, alludendo alla dimensione trascendente che si può solo intuire e intravedere oltre.
Riguardo a religione e fede, nella società contemporanea occidentale si riscontra infatti una sempre più evidente tendenza nel ricercare altrove nuove forme di misticismo e avvicinamento all’assoluto rispetto agli spazi comunemente adibiti al culto, come nei musei e gli edifici dedicati alla cultura oppure in particolari contesti naturali. Brian O’Doherty in Inside the White Cube teorizza addirittura come una galleria sia “costruita in base a leggi rigorose, come quelle che presiedevano all’edificazione di una chiesa medioevale. Poiché il mondo esterno deve restare fuori, in genere le finestre sono sigillate; i muri sono dipinti di bianco; il soffitto diventa fonte di luce.” L'architettura dei templi contemporanei vocati all'arte e alla cultura nei quadri di Chechik diventa solenne e maestosa. Ombre avvolgenti, fasci luminosi che piovono dall'alto o bagliori in lontananza incastonati in prospettive geometriche rivelano la segreta essenza spirituale di ogni luogo.
Ѐ una impalpabile ed evanescente dimensione sacrale ad emergere dai vari ambienti esplorati e raffigurati in ogni opera: quella “sottile aura eterna”, così come è stata definita dall’artista, che in modo perseverante e continuo Karina Chechik ricerca, sublima e restituisce tramite tutto il suo lavoro.